giovedì 23 maggio 2013

il Boukùt di Soutou

L'ennesimo arrivo in Senegal durante l'hivernage è naturalmente accompagnato dalle intense pioggie tropicali di stagione. Siamo alla fine di luglio, le pioggie s'intesificano, è buona cosa per le risaie della brousse affinché i "piantini" di riso immersi nell'acqua possano spingere bene la loro crescita. Decidiamo con  il collega Alberto, per il primo fine settimana in Casamance, di accettare l'invito di Arona e Malik del KDES di Koubanao a partecipare con loro al boukùt di Soutou. E' una domenica mattina grigia, il cielo è già carico di nuvole e la notte precedente è piovuto molto, ci avvolgiamo nelle giacche anti-pioggia e da Ziguinchor, a cavallo della moto attraversando i due ponti sgangherati ma asfaltati pieni di buche sul fiume Casamance e guadando la strada pavimentata a blocchetti sommersa d'acqua lungo il bolong continuiamo verso nord, nonostante le avverse condizioni ambientali, oltre la foresta del Kalounayes, oltre la città di Bignona, lasciamo la strada principale ed entriamo sulla pista scivolosa di fango spingendoci nel cuore del territorio dei Diola-Fogny, perchè i ns. amici ci aspettano in quel villaggio. Questo è il villaggio di Soutou! detta la "petit Paris", c'è una grande chiesa nello slargo all'ingresso, sembra una piccola cattedrale in mezzo a questa spianata nella foresta, in questo villaggio  sono cristiani e animisti, buona parte degli abitanti  da tempo sono emigrati a Parigi, da quì il soprannome. E' magnifica la foresta arborata della Casamance durante la stagione delle piogge, è tutto verde, di un verde intenso che si esalta quando esce il sole nel contrasto con la terra rossa della pista, con il cielo carico di nuvole invece il colore verde muta più cupo e non si può far a meno, guardando i grandi alberi, di sentire che la foresta ha una sua anima. La terra, da rosso laterite, muta in colore argilla "marron-fango" - infatti in motocicletta siamo senza scampo, c'est ça le developpement !
Questo certo non demoralizza l'entusiasmo, infatti arriviamo per tempo alle cerimonie.
Il villaggio è ormai in pieno fermento, un via vai di gente forestiera e locale insieme, macchine fuoristrada moto e bicilette sparse parcheggiate un  po' dappertutto sotto gli alberi. Ci sono solo alcuni bianchi, meno eleganti, che vagano con piccole telecamere o grossa macchina fotografica, appesa al collo, sono i turisti "toubab" (bianco in Wolof) o "louloumme" per i bambini (in Diola), a caccia di esperienze esotiche ed immagini evocative. Dal mattino si sentono forti i tamburi ed i canti, adesso, parcheggiata la moto sotto un grande fromages, ci accoglie Arona nel "quartier" del villaggio della famiglia di Cécile, nostra amica e ospite ufficiale, per l'occasione oltre al bubù (coloratissimo abito tradizionale) indossa un grazioso copricapo ricavato da una kalebas adornato di perline, è felice di condividere questo importante momento con la sua famiglia, tra gli amici di Koubanao e Soutou, un rapporto consolidato nelle attività di cooperazione con la ns. associazione, con i villaggi del Kalounayes, cristiani e mussulmani legati fortemente alla loro ancestrale tradizione animista. 
Dove Malik? Chiedo ad Arona.
Mi dice che si sta occupando, come d'abitudine in tali occasioni, dell'ammazzamento delle vacche per il pranzo della festa! ed infatti nel tempo che ci beviamo la prima tazza di bunkai, fermentato di miglio con zucchero, bevanda tradizionale che si prepara per l'occasione, lui arriva.
Cesàr ça va ! grida e mi sorride, gli rispondo: kassoumey Malik, ça va bien !
Non ci stringiamo come di solito le mani appoggiando tre volte la testa una contro l'altra, perchè le ha impegnate, è indaffarato, sta portando a Mariatou, detta Merù (la  giunonica cuoca del Kdes oggi in trasferta fuori sede) rognoni e fegato freschi, grondanti sangue dell'appena sacrificato animale. Quando torna scambiamo un po' di battute, anche a Koubanao stanotte è piovuto, "tres bien, le riz i'l va a pousez" - facciamo insieme un giro del villaggio, vengo accompagnato e presentato da Malik e Arona, perché è venuto il momento di salutare tutti i parenti di Cécile, gli amici, i conoscenti, i parenti di Malik, i parenti dei parenti, tutta la grande famiglia africana, i notabili e le autorità del villaggio, della comunità Rurale, è atteso addirittura il sub-prefetto di Thengory.  Kassoumey! kassoumey kep (il saluto), kate-sinde? (come stai?) kokobo (tutto bene), Yo ! - kasafa? (come ti chiami?) cognome - karesibù? (come ti chiami?) nome. Safu. Girovaghiamo assistendo ai preparativi, alle danze, ai gruppi di suonatori di tamburi. Finalmente saluto Merù, la trovo seduta gongolante sopra un piccolo sgabello di legno, a me invisibile, sotto un pergolato di foglie di palma, accanto alla grande pentola sopra il fuoco, sudata e sorridente, sta preparando il pranzo. Le chiedo cosa si mangierà e mi raccomando con Lei : "Merù, pas de Jumbo si te plais!", beviamo l'ennesimo bunkai, guardiamo danzare altri gruppi di giovani e ragazze. Gli iniziati escono dalle case di famiglia, con aria seria e spaventata attendono nel cortile con i parenti il raduno con i loro compagni per l'ingresso rituale tutti insieme nel bosco sacro. Sono stati rasati, indossano solo dei mutandoni corti colorati, sembrano tutti uguali, sono impauriti da quello che gli spetterà, devono già sentirsi in balia degli spiriti della foresta, ed attendono così, finchè non arriva il momento. Il momento è deciso dal consiglio dei saggi che sovrintende le cerimonie tradizionali del villaggio, il boukùt è un evento epocale, si celebra a distanza di decenni, la memoria dei riti e delle procedure è affidata agli anziani, e così avviene nel pomeriggio, ad un certo punto si sente crescere la tensione e l'energia, il villaggio è ancor di più un tumulto di suoni danze tamburi e spari di cannone (delle specie di rudimentali mortai a salve, probabile residuo dell'epoca coloniale inseritosi nella tradizione). Finalmente arriva il momento che tutti aspettavano! Arona me lo annucia, è ora. Raggiungiamo la spianata dove convergono i gruppi di iniziati, divisi per quartiere di provenienza, che si raduneranno in un unico punto, tutti insieme verranno accompagnati dal villaggio, sino al limitare del bosco sacro, dove potranno entrare solo loro presi in custodia da coloro che sono già iniziati ed esperti, l'iniziazione alla foresta, animismo puro, tradizione Diola. Nel rito di accompagnamento mi viene detto di prendere un bastone in mano, una radice tra i denti ed i compagni del Kdes mi aspergono la testa con un miscuglio di acqua e riso, ora posso eguire ed accompagnare il corteo con gli altri uomini, così si deve fare. Ai lati, ferme, disposte in un distinto gruppo, giovani donne in fila, le ragazze del villaggio, abbigliate uguali con pagne blu (pareo) e reggiseno, hanno delle brocche tradizionali (le kalebàs) in testa piene d'acqua, per coloro che si fermeranno nella foresta. Sono immobili anche loro accompagnano ritualmente l'entrata degli iniziati. I tamburi battono sempre più forte ed i cannoni sparano più fitti, il corteo arriva al limitare, tra le due zone,  noi ci fermiamo e gli iniziati entrano. Così vuole la tradizione animista, entrano ragazzi, accompagnati dagli adulti che li istruiranno sui misteri della natura e le regole della vita, usciranno da soli, tra qualche giorno settimana o mese non si sa, usciranno quando saranno pronti, quando saranno definitivamente uomini del villaggio, custodi della foresta e responsabili della loro comunità, adulti che hanno superato la prova dell'iniziazione. Come ci descrisse Lamine Keba Sonko, vecchio e autorevole saggio di Koubanao: decorticati come il riso, alimento sacro per i Diola della Casamance.

Kalounayes, Agosto 2010