venerdì 16 novembre 2012

2° storia 4° parte, Dio è grande ma i bianchi non sono piccoli

Davìd è uno dei pochi imprenditori che conosciamo a Ouaga, dopo un certo girovagare fuori dai soliti giri dei cooperanti degli amici contadini della brousse dei sarti del corso di moda e confezioni di Giuliana, dei guardiani di casa e dei vicini burkinabè del quartiere dove abbiamo residenza nella casa ormai soprannominata "Maison Jubilè" per il titolo del progetto Giubileo che ci vede coinvolti in azioni di cooperazione decentrata. E' sempre Marcel a darci il contatto, lo conosciamo perché è il vicino di terra giù a sud, sul Volta Nero dove andiamo a visitare i terreni del progetto, dove dovrebbero iniziare produzioni agricole a sostegno della filiera del latte (?!). Su questo aspetto sono molto scettico, il terreno è lontanissimo dai centri abitati, è sperduto a sud al confine del Ghana, è stato bonificato..si, però non ha molto senso produrre foraggio per le vacche da latte dove l’allevamento di quest'ultime non esiste, perché l'allevamento in Burkina significa pastorizia nomade o al massimo stanziale, anche se comprendo l’impostazione ideologica di far "la guerra al latte in polvere" delle multinazionali. In quel terreno a sud in brousse s’è fatto abbattere i pochi alberi ed arbusti che c’erano per far posto alle coltivazioni di non si sa ancora bene cosa.. intanto un bull-dozèr (rigorosa pronuncia francese) ha lavorato qualche giorno, bruciato del gasolio e reso arabile quest’area. David (nipote di tal vescoso di Ouagadougou) imprenditore burkinabè è anche l’impresario che ha appena svolto questo lavoro, lavoro a cui dobbiamo fare un po’ di contabilità, misurando prima a passi e poi a rotella metrica e poi a conta-kilometri del pick-up la superficie del lavoro eseguito, io sono anche geometra no? è un lavoro da ragazzi! non fosse per la mancanza di una mappa e di riferimenti topografici in questo semi-deserto africano, il caldo della stagione secca e l'ora con il sole allo zenit ci si potrebbe anche divertire. (in fondo è come un'avventura, ci son persino gli avvoltoi in cielo in tondo sulla ns. testa, fa molto far-west, vuoi mettere a raccontarlo ai colleghi del collegio dei geometri provinciale ?). Pensiamo ci stia fregando, come con tutti quelli che con le ruspe fanno movimento terra.. in ogni parte del globo i metri-quadri i metri-cubi e le ore di lavoro quando è tempo di far il consuntivo non tornano mai. Quindi eseguiamo il controllo, a misura nonostante le condizioni ambientali border-line. Oltre al sottoscritto, Giulio, Luca, Ippolite (detto "le boingar" asino in morè) (il giorno dopo mentre procediamo spediti sul pick-up per un suo colpo di sterzo mal dato per evitare un "cratere" nell'asfalto a momenti ci ribaltiamo sulla strada principale della stato, tra Ouagadougou e Koudougou) ns. fido autista e Davìd nella squadra ci sono un almeno un altro paio di aiutanti "rurali" (rigorosamente in ciabatte e copricapo di paglia) con il macete in mano pronti anche ad intervernire per staccare la testa di netto ad eventuali serpenti che saltan fuori, a farci notare impronte di elefanti o a lamentarsi delle scimmie (babbuini) ('ste fetenti) che si mangiano il raccolto. Intanto conosciamo meglio Davìd, ha studiato in Francia, effettivamente ha una certa esperienza e cultura, ci dice di voler lavorare ed investire in agricoltura, in fondo anche lui è un collega contadino. Si parla e si fa amicizia entrando un po' in confidenza, la cosa più semplice quì in Africa, perchè l'allegria in generale non manca mai e con lui in particolare stiamo condivendo le fatiche del viaggio e della giornata di lavoro al limite dell’umano sopportabile. Ci si vede il giorno dopo per un altro giro in brousse, definita finalmente la noiosa questione contabile svolgiamo molto più interessanti approfondimenti su coltivazioni, attrezzature ed impianti agrari passegiando lungo le sponde del fiume e poi all'ombra di una provvidenziale tettoia di paglia. La sera successiva c’invita a cena a casa sua a Ouaga, una bella casa nel verde, ci fa accomodare nel patio, riceve ringraziando il dono di una bottiglia di vino di Luca (imprenditore agricolo produttore di vino biologico che pensa anche all'esportazione) a sua volta ci stappa una bottiglia di vino francese niente male e rimaniamo stupiti .. (questo è uno che fa sul serio! ..non è affatto evidente una cosa del genere da queste parti, il vino è un bene di lusso più della carne di manzo). Si chiacchera  piacevolmente e salta fuori l'idea di diventare partner d'affari. Lui sul posto ha già l'attività in corso, piccole infrastrutture, ha bonificato e recintato un terreno ed impiantato una coltivazione di papaya e banane con irrigazione a scorrimento con motopompa che pesca diretta dal fiume, coltivazioni che andranno a reddito sicuro in due/tre anni con interessante introito assicurato.
Papaya e banane raccolte vengono spedite via container navale o aereo direttamente sui mercati Europei (opportunità della globalizzazione viste da sud) ti fai pagare in dollari e magari su conti svizzeri no ? (averceli..!) Luca si fa avanti, è interessato ai terreni vicini ancora disponibili (gli ettari quasi si sprecano..10, 50, anche 100!) anch'essi tutti fronte fiume. Questo operativo collega amico compagno di viaggio non riesce mai a tener troppo a bada il suo forte spirito imprenditoriale, neppur con il caldo autoritario, le zanzare malariche che pungono, alcune canne d’erba d'africa, birra e vino e la stanchezza.. non capisco perchè in questa terra spesso così indolente noi non si dorme mai abbastanza (c'est l'afrique). Se c’è odor d’affari lui lo fiuta come un tabui (cane da tartufi piemontese), dopo un paio di bottiglie di vino antipasti succulenti di legumi carne alla griglia diverse chiacchere su argomenti di macro-economia su scala globale diverse sigarette in fumo, Davìd e Lucà (rigorosa pronuncia francese) (infatti io per tutto questo mondo francofono sotto il sahara ormai sono Cesàr) cercano un’intesa d’affari .. Davìd da buon africano ci sa fare, non si espone ci indaga, pone delle questioni.. dei problemi per poi diventarne soluzione, ad esempio ci parla delle pratiche per ottenere le concessioni dei terreni, una procedura complessa che deve passar per autorizzazioni prefettizie, catastali, locali, rapporti informali e ancestrali che arrivano talvolta addirittura alla necessità di responsi con riti pseudo-animisti da parte dello "chef du village" al fine di ottenere il giusto auspicio-parere per concedere la terra degli avi ai bianchi che la faranno lavorare con propria convenienza alla gente del posto, si lancia un pollo in aria e si guarda come atterra.. mah(!?!), io intanto ero già molto preoccupato dei debiti che mi sarei dovuto fare se avessi voluto far parte di questa audace impresa imprenditoriale burkinabè..(convincere il funzionario del credito agrario sotto i portici davanti piazza del mercato ad Asti, della bontà di un affare di terreni da coltivare lungo il Volta Nero in quel cavolo di posto in Africa a sud nel Burkina Faso giusto sul confine del Ghana, non sarebbe stato facile..) confuso ed incerto, sudato ed intorpidito dall’alcol mi abbandono sulla poltrona di vimini e con una certa attenzione continuo a seguir il filo del discorso di questa disputa d'affari guardando la scena ormai più da spettatore che da protagonista finchè Davìd con una certa enfasi teatrale per lusingarci e circuirci dopo averci praticamente sbronzato.. cambiando tono di voce e postura come per importante condifenza da farci che ci stupirà, allora a questo punto dobbiamo sapere che lì in Burkina Faso c’è un detto africano che dice: (in francese) ”Dio è grande ma i bianchi non sono piccoli“ sospensione, beh accidenti! mi dico riflettendo che di primo acchito potrebbe anche sembrare un gran bel complimento, ma che percontro la saggezza africana ha saputo assimilare e mettersi in guardia dalle fregature e dai sopprusi che i bianchi colonialisti-razzisti han fatto da queste parti ormai da secoli.. però adesso dopo le sollecitazioni di Luca, che non molla e tiene meglio l'acol di me, veniamo al dunque e lo facciamo sbilanciare, dopo tutta questa bella pantomima, propone che nell'affare dove noi metteremmo tutti i soldi a Lui spetterebbe il 50 % !! sospensione doppia, a questo punto pensiamo che non spetta certo a noi due italiani esser all'altezza del nostro colore, quindi ringraziamo l'amico burkinabè per l'ospitalità e ingrati a Dio per l'occasione mancata ce ne andiamo definitivamente a dormire senza concludere l'affare.

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